A Palermo abbiamo ben due edifici romani? Furono costruiti tra il II e il III sec. d. C. e furono scoperti casualmente nel lontano 1869 da Francesco Paolo Cavallari. Si trovano nella parte Sud-Est della Villa Bonanno, lo spazio verde voluto dall’omonimo sindaco agli inizi del secolo scorso, quando questi decise di sistemare la zona antistante il Palazzo dei Normanni.L’area, non molto estesa, è stata soggetta a diverse campagne di scavi che dal 1868 al 2001 si sono susseguite le une alle altre con intervalli di grande durata. Nella fattispecie la zona in questione è composta da due edifici, chiamati A e B, separati da una strada. Il più antico dei due è quest’ultimo. Si tratta di una costruzione dalla struttura complessa resa tale da tre stratificazioni che si sono sovrapposte nel corso dei tempi. Vi si accedeva da Sud tramite un peristilio di forma trapezoidale con doppio colonnato dorico su tre lati mentre sul quarto vi erano quattro colonne di ordine gigante (cioè con estensione in altezza per più di un piano) chiuse ambo i lati da pilasti angolari. Il colonnato dorico venne successivamente chiuso da bassi parapetti intonacati e decorati. Al suo centro doveva esserci un pergolato fatto di colonne d’arenaria che creavano un ambiente usato come sala da pranzo estiva. A sua volta, questo triclinium estivo conteneva una fontana circolare rivestita di marmo. Nelle vicinanze dovevano sorgere altre due fontane: una molto piccola e ottagonale e, poco più in là, un’altra più grande rivestita internamente da intonaco azzurro e all’esterno era intonacata e decorata da motivi vegetali. Questa seconda fontana monumentale doveva essere inserita in una nicchia rivestita di marmo. A Nord, invece, si aprono le stanze della Domus. Tra queste ricordiamo un esedra usata probabilmente come triclinium, ovvero come sala da pranzo, con un pavimento musivo raffigurante la caccia di Alessandro Magno. Esso fu la prima porzione del monumento ad essere stata scoperta. Dal confronto con i mosaici pompeiani ed in particolare con la battaglia di Isso rinvenuta nella Casa del Fauno, possiamo dire che il nostro sia stato realizzato nel II sec. d. C. con la tecnica dell’opus vermiculatum entrata in uso nel III sec. a.C. e caratterizzata dall’uso di piccole tessere lapidee, di forme e colori diversi, disposte in maniera simmetrica lungo il contorno delle figure.L’edificio A, invece, è più recente. E’ formato da due zone: una termale ed una abitativa, probabilmente una Schola ovvero la sede di un’associazione religiosa connessa al culto orfico-dionisiaco. I suoi ambienti sono decorati da mosaici raffiguranti: uno Nettuno trionfante e l’altro le Stagioni, probabilmente realizzato all’inizio del III sec. d. C. e recante le allegorie della sfera orfico-dionisiaca, nonché le fasi dell’iniziazione ai culti misterici che si diffusero in età severiana accanto alla religione ufficiale. Suddiviso in venti pannelli ottagonali separati da medaglioni circolari e a mandorla, vi troviamo raffigurati pesci; figure sedute di sapienti, gli amori di Zeus, quattro atlanti, i busti di divinità e, ovviamente, le personificazioni delle stagioni. Infine, troviamo un mosaico con Orfeo che incanta le fiere. Questi ultimi due grandi reperti si trovano esposti al Museo Salinas, attualmente chiuso per restauro. Le altre stanze, anche quelle del complesso termale, presentano pavimenti musivi con decorazioni a volte colorate, a volte in bianco e nero e con motivi geometrici. Se il primo gruppo di ambienti aveva un perimetro di colonne rosse i cui intercolumni erano chiusi da bassi muretti, il secondo era dotato di vasche rivestite di marmo collegate da canali che servivano per riscaldare o raffreddare l’acqua.Il grande mosaico con “Orfeo che incanta le fiere”, oggi conservato al Museo Archeologico “A. Salinas” di Palermo.